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Green economy & old school

Immagine del redattore: Fabio ParpinelFabio Parpinel

Aggiornamento: 8 giu 2022

01/05/2022

La Green Economy è nelle politiche di quasi tutti i paesi.


Al di là delle parole e delle dichiarazioni di principio, ci siamo accorti, forse un po’ tardi, che la Green Economy per svilupparsi ha bisogno di una buona parte della old economy.


Così, ad esempio, ci siamo accorti che il gas è un elemento critico essenziale della nuova economia, almeno finché questa non avrà avuto, se mai l’avrà, effettivamente un tasso di sviluppo molto superiore a quello attuale.


Ma c’è un’altra materia prima essenziale e tradizionale, di cui la Green Economy non può fare a meno. Sto parlando del rame, elemento critico in quasi tutti i settori dell’energia pulita.


Nella prima metà dello scorso anno la domanda di rame è aumentata grazie alle ripresa delle attività economiche e i prezzi sono saliti ai massimi degli ultimi dieci anni.


Le scorte fisiche di rame al London Metals Exchange sono ai minimi da 49 anni: l’aumento degli ordini le ha ridotte dell’89%.


In un report recente di Goldman Sachs, abbiamo visto riferirsi al rame come al “nuovo petrolio”.


Il rame si avvia ad essere il vero vincitore nella transizione verso l’energia pulita. I veicoli elettrici utilizzano, ad esempio, quattro volte la quantità di rame rispetto ai veicoli a combustione.


E se sono vere le previsioni, secondo le quali i veicoli elettrici acquisiranno facilmente una quota di mercato del 30% entro il 2040, e probabilmente molto prima, la domanda di rame continuerà ad essere molto sostenuta.


Anche le turbine eoliche utilizzano molto rame: da 5 a 15 tonnellate per megawatt, a seconda del posizionamento.


Abbiamo trovato sulle specifiche tecniche rilasciate da General Electric per la sua nuova turbina offshore da 14 megawatt denominata Haliade-X che la stessa utilizza qualcosa come 200 tonnellate di rame.


Entro il 2040, stando quindi alle previsioni la domanda raddoppierà da 20 milioni di tonnellate l’anno a 40 milioni di tonnellate.


Mentre l’offerta è sempre più in difficoltà, basta pensare che un certo numero di miniere esistenti cominciano ad essere vicino all’esaurimento, con una diminuzione stimata di produzione di quasi il 23% entro il 2030.


Ovviamente, nuove miniere verranno messe in funzione, ma i tempi non sembrano collimare con la domanda crescente.


Proprio riguardo alle nuove miniere, abbiamo trovato una notizia molto interessante: nell’estremo confine occidentale della Mongolia, una azienda quotata al Nyse, la Turquoise Hill Resources (ticker: TRQ, per chi fosse interessato), sta estraendo uno dei più grandi giacimenti di rame del pianeta. Nel mezzo del deserto di Gobi.


Si tratta di una gigantesca miniera a cielo aperto, ma gran parte del deposito di rame si trova circa un chilometro e mezzo sotto la superficie.


La struttura sotterranea della miniera consiste in 200 chilometri di gallerie.


La miniera potrebbe produrre rame, oro, argento e molibdeno per 100 anni. E probabilmente il titolo TRQ, visto come investimento in un portafoglio di lungo termine, è da osservare, tenuto conto che la discesa dei mercati, a questo momento, permette di acquisire il titolo a sconto.


 
 
 

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